Napoli, la lezione del terzo scudetto

di Francesco De Luca
Sabato 4 Maggio 2024, 23:31 - Ultimo agg. 5 Maggio, 07:00
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È stato il giorno della nostalgia. Il 4 maggio di un anno fa il Napoli era tornato nella storia con il terzo scudetto. I tifosi hanno recuperato e pubblicato sui social le foto scattate quella notte nello stadio Maradona o nelle piazze, ingiallite dal tempo e da questa stagione segnata da profonde delusioni.

Ma indietro non si può tornare. E lo sanno anche i giocatori che si saranno interrogati su questi penosi mesi rivedendosi nelfilm deltrionfo “Sarò con te” e che tentano l’ultimo assalto all’Europa nelle quattro partite che restano. L’attenzione è ormai puntata alfuturo.

Il passato è questa annata che sta andando in archivio con troppe ombre, troppi errori e rarissimi momenti in cui si è rivista la squadra di Spalletti che lottava con coraggio e classe, spazzando via qualsiasi avversario. Poitutto è cambiato. «Chi pensa che si possa vincere per due anni difila è un illuso», ha detto l’altra sera De Laurentiis nella sala cinematografica doveha ritrovato l’entusiasmo e la passione di un anno fa (e pure Spalletti).Tuttavia nessuna delle squadre che negli ultimi anni hanno vinto lo scudetto è rimasta l’anno dopo fuori dalla Champions ed è invece quello che succede al Napoli, già impegnatonella ricostruzione della squadra e nel rilancio del progetto tecnico. C’è un anno da cancellare, non il lavoro che in questi anni De Laurentiis ha portato avanti. Lo scudetto non è stato casuale ma il coronamento di un’opera efficace e sublimata con figure di assoluto valore come Spalletti e Giuntoli, i quali ritennero concluso il loro mandato il 4 maggio scorso a Udine dopo un prolungato abbraccio a novecento chilometri di distanza da De Laurentiis, rimasto a Napoli per godersi la festa deitifosi.C’è lanecessità di guardare avanti. Non deve pesare il ricordo della stagione dello scudetto, né di quella post scudetto.

La forzata rinuncia alla Champions è un contraccolpo più tecnico che finanziario perché il lavoro di De Laurentiis e dell’ad Chiavelli consente al club di programmare con tranquillità.Il governo ha deciso di istituireun’agenzia per il controllo dei bilanci delle società professionistiche, in luogo della Covisoc, e questo ha irritato il mondo del calcio che da anni sitrascina una pesantissima situazione debitoria (intorno ai 4miliardi).

Ecco, il Napoli è una di quelle - poche - che non hanno da temere perché solida.

Lo “scudetto dei bilanci”, su cui è stata a lungo fatta ironia, finché non è arrivato quellomeritatissimo sul campo. De Laurentiis e il Napoli possono ricominciare lavorando con quell’umiltà e quella competenza che due annifa consentirono di porre le basi per il rionfo. Il direttore sportivo Manna, figlio delCilento diventato giovane emigrante per inseguire il suo sogno calcistico, sarà il braccio operativo del presidente: l’auspicio è che abbia maggiore autonomia di chi loha preceduto in unclima di grande confusione. Presto cadranno i veli sull’assegnazione della panchina azzurra, per la quale sono stati indicatinomi di alto livello.Tecnici che hanno vinto scudetti e partecipato alla Champions, o che l’hanno sfiorata. Per raccogliere l’eredità di Spalletti (non quella di Garcia, Mazzarri e Calzona) servono esperienza e capacità di ricostruire,non solo tecnicamente, una squadra che a uncerto punto è sfuggita alle regole, comeha dichiarato Calzona, sottolineando ad esempio lamancanza di voglia di vincere ad Empoli. A prescindere dalla scelta di De Laurentiis (sua, soltanto sua), che non si veda più un Napoli senza cuore: deve essere il primo impegno con la città che non può vivere ancora una volta di ricordi

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