Tra 20 anni il sesso sarà superfluo: «I bambini si concepiranno in laboratorio»

Tra 20 anni il sesso sarà superfluo: «I bambini si concepiranno in laboratorio»
di Antonio Bonanata
Mercoledì 30 Marzo 2016, 16:01 - Ultimo agg. 31 Marzo, 19:21
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Il sesso inutile è il titolo di una celebre inchiesta giornalistica di Oriana Fallaci sulla condizione femminile nel mondo, condotta negli anni Sessanta. Ma queste tre parole potrebbero benissimo essere prese in prestito per intitolare un recente studio secondo il quale, entro qualche decennio, anche solo vent’anni, le persone potrebbero smettere di fare sesso per procreare. In altri termini, il sesso finalizzato al concepimento di una nuova vita potrebbe diventare superfluo. Il sesso inutile, appunto.

In realtà, un titolo già c’è: The End of Sex and the Future of Human Reproduction. Così, infatti, Henry Greely, direttore del “Centro per la legge e le bioscienze” presso l’Università di Stanford, ha intitolato il libro in cui illustra questa teoria. Il pronostico è riferito ai paesi sviluppati e riguarda la maggior parte delle nascite da qui a vent’anni, quando – perché un bambino venga al mondo – sarà sufficiente concepirlo in laboratorio, senza un naturale rapporto sessuale. Ma il professor Greely va oltre, spingendosi a prevedere una sorta di stigmatizzazione dell’atto procreativo, quasi come se il paventato calo dei concepimenti naturali rischi di portare, parallelamente, a una loro condanna.
Si andrebbe, in sostanza, verso un vero punto di rottura nel processo evolutivo degli esseri umani. «Nei prossimi 20-40 anni, quando una coppia desidererà avere un bambino, si limiterà a fornire lo sperma del maschio e un po’ di tessuto cutaneo della donna» ha spiegato il professor Greely al Times. La pelle della donna sarà utilizzata per produrre cellule staminali, le quali a loro volta potranno essere usare per produrre ovuli. Questi ultimi verranno poi fecondati con cellule spermatiche, come risultato di una selezione di embrioni. E gli embrioni, prevede lo studioso, potranno essere studiati per leggere eventuali segnali di malattie: «Ai potenziali genitori verrà detto: questi cinque embrioni sono seriamente compromessi; dei restanti 95 verranno indicati i pro e i contro».
Il professor Greely spiega che, dopo aver soppesato i vantaggi e gli svantaggi degli embrioni più sani, i genitori sceglieranno quello da impiantare nell’utero della donna, che poi diventerà il figlio desiderato da entrambi. In pratica, eugenetica bell’e buona? L’autore di The End of Sex prosegue nell’inquietante spiegazione di come funzionerà la “fabbrica dei bambini”: «I genitori avranno a disposizione i vari embrioni, raggruppati in categorie: una conterrà quelli segnati da malattie “gravi, incurabili”, le peggiori; ciò riguarderà l’uno-due per cento di tutti gli embrioni disponibili. Un’altra categoria sarà indicata come “altre malattie”. La terza verterà sulle caratteristiche somatiche: occhi, capelli, forme, quando i capelli diventeranno bianchi. Non ne sappiamo ancora molto ma recupereremo».
«La quarta categoria» prosegue Greely «è quella comportamentale: credo che qui le informazioni saranno limitate; non saremo in grado di dire: questo bambino è nella fascia più alta per quoziente intellettivo. Potremo dire, al massimo: questo bambino ha il 60 per cento di possibilità di trovarsi nella metà superiore della fascia». Lo studioso statunitense è convinto che, andando avanti su questa strada, la conseguente riduzione delle malattie ereditarie, se non delle nascite di bambini malati, porterà a un procedimento efficiente dal punto di vista dei costi. Una rivoluzione, insomma, che rischia di portare allo stigma del metodo procreativo tradizionale, proprio in virtù dei tanti rischi connessi alla salute del bambino e della donna.
Il concepimento in laboratorio potrebbe diventare un’opportunità anche per le coppie dello stesso sesso: in tempi di violente battaglie in Italia, legate a omogenitorialità e gestazione per altri, la notizia è destinata a non spegnere il dibattito.
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