Napoli, sei strade sprofondate negli ultimi 40 giorni: «La città cade a pezzi»

I geologi: subito un monitoraggio di tutte le cavità e della rete idrica

La voragine di via Manzoni
La voragine di via Manzoni
Paolo Barbutodi Paolo Barbuto
Mercoledì 21 Febbraio 2024, 23:46 - Ultimo agg. 23 Febbraio, 09:25
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Provate a dare un’occhiata alla mappa pubblicata qui di fianco. Abbiamo messo in fila la lista degli sprofondamenti che si sono verificati a Napoli da gennaio 2023 ad oggi. È un elenco lungo, troppo lungo; una sequenza di voragini, sprofondamenti, sgomberi di edifici e lunghi giorni di lavori per risistemare i danni, che non può essere considerata «normale» in una città occidentale nel terzo decennio del duemila. E invece Napoli continua a sprofondare con ritmi serrati che mettono in allarme anche gli esperti.

Ieri mattina sul luogo del cedimento di via Morghen c’erano il presidente dell’Ordine dei Geologi, Egidio Grasso, e il consigliere Lucio Amato: «Questo è solo l’ultimo episodio di una lunga serie che evidenzia un dissesto idrogeologico presente sul territorio - ha detto il presidente Grasso - per fortuna non c’è stata nessuna vittima, ma non è possibile, nel 2024, affidarsi al caso. È da tempo che, come Ordine dei Geologi della Campania, sollecitiamo le istituzioni a varare un puntuale monitoraggio iniziando dai quartieri più a rischio, e ad attivare una pianificazione di difesa del suolo». 

Il suggerimento è quello di mettere in atto semplici misure di controllo sul sottosuolo e sulle condotte idriche, in modo da prevenire certi eventi: «Come geologi conosciamo bene la fragilità e le insidie del territorio napoletano, cui sommare una rete idrica vetusta che aumenta la possibilità di ulteriori episodi, simili a quello di via Morghen, che possono mettere a rischio i residenti. Da semplici cittadini notiamo, come tutti, gli avvallamenti stradali che sono il primo segnale di qualcosa che non va nel sottosuolo. Occorre, quindi, iniziare a individuare le cavità sotterranee presenti, mapparle, e programmare un monitoraggio che, con semplici strumenti portatili, può individuare perdite dalla rete idrica, per poi pianificare strategie di interventi di manutenzione della rete idrica e fognaria esistente, prima che il degrado e l’incuria possano ulteriormente creare danni costosi e perdita di vite umane». 

Il grido d’allarme dei geologi è condivisibile, le possibilità di eventi gravi sono meno lontane di quanto possa sembrare. Nel 2006 in via Cimarosa si verificò uno sprofondamento che stava per inghiottire un passante. Per fortuna quell’evento si verificò sul marciapiede perché al di sotto del piccolo buco tra i sanpietrini del passaggio pedonale, si manifestò una voragine profonda più di quaranta metri: aveva ceduto la volta di un’antica cisterna. Se l’evento si fosse verificato al di sotto dell’asfalto, le automobili avrebbero immediatamente ampliato il foro e la caduta in quell’antro così profondo avrebbe potuto generare una tragedia. 

In attesa di una mappatura esatta delle cavità napoletane e di un monitoraggio costante delle condotte idriche e fognarie, Napoli continua a fare i conti con disagi a ritmo serrato. Il 2024 s’è aperto con lo sprofondamento di via Manzoni. All’incrocio con via Caravaggio, una zona nevralgica per il traffico collinare cittadino, il cedimento di una condotta fognaria ha trascinato giù l’asfalto. Anche in quel caso fu un piccolo cedimento sulla strada a impensierire i cittadini che chiesero l’intervento dei vigili del fuoco.

Si scoprì la grande cavità che, dopo l’intervento del servizio fognature, è stata riempita in tempo record così la strada è stata restituita alla città nel giro di una decina di giorni. È andata decisamente peggio a via Consalvo dove un cedimento s’è verificato il 18 gennaio, due giorni dopo quello di via Manzoni, ma tutt’oggi la strada resta inibita alla circolazione. 

Le verifiche effettuate subito dopo lo sprofondamento hanno consentito di appurare che l’intera condotta fognaria che si snoda sotto la strada di Fuorigrotta era in condizioni pessime e andava interamente ricostruita. Sono partiti, così, interventi di sostituzione che, nonostante gli operai siano al lavoro anche durante la notte, vanno avanti da più di un mese e si protrarranno almeno per un altro paio di mesi. 

Meno preoccupante il piccolo sprofondamento registrato in via Petrarca alla fine di gennaio. In qual caso un rapido intervento, senza vietare al traffico la strada, ha consentito di ripristinare il danno, anche in vista dei profondi lavori di restyling che partiranno fra qualche giorno per rifare la strada in occasione del passaggio del Giro d’Italia a maggio.

Con l’inizio di febbraio 2024 non s’è arrestata la sequenza di danni causati dai sottoservizi. Due settimane fa in via Solimena è stata individuata una perdita dal sistema idrico che ha minato il sottosuolo generando problemi alla strada ma, soprattutto, a un edificio nel quale sono stati notati segni di cedimento strutturale lungo le scale d’accesso ai piani che hanno imposto lo sgombero di una parte degli abitanti e la chiusura forzata di alcuni esercizi commerciali alla base dell’edificio. 

 

Subito dopo il caos di via Solimena, e poco prima dell’ultima voragine che s’è generata ieri, c’è stato lo sprofondamento improvviso di via Campegna. Anche in questo caso divieto di circolazione e lunghi lavori alle viste per ripristinare il manto stradale dopo aver cancellato i pericoli provenienti dal sottosuolo. Senza andare troppo indietro nel tempo, sono negli occhi di tutti le immagini dell’auto blu infilata dentro una voragine che si aprì al parco Comola Ricci nell’aprile dello scorso anno. E a un passo dal luogo di quel cedimento, nel parco Mergellina, attualmente c’è un altro allarme per il pericolo di cedimento di un costone roccioso che si trova a ridosso degli edifici.

Quando si verificò la voragine al parco Comola Ricci, si disse che la colpa era degli eventi atmosferici e della pioggia che cadeva incessante su Napoli da giorni. Anche quello era un allarme, anche quello restò inascoltato, così una settimana dopo a Secondigliano, durante la notte del 16 aprile vennero risucchiati in una voragine dieci metri di basoli che lasciarono isolate decine di famiglie negli edifici circostanti. Poi ci sono stati altri eventi considerati minori ma che, comunque, rappresentano segnali di pericolo: piccoli cedimenti a Salita Arenella, a Vico Acitillo, a via Girolamo Santacroce. Grandi sprofondamenti a via De Curtis, alle spalle di via Foria che, però, non hanno avuto risalto e sono rimasti quasi in ombra. 

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Quel che accade oggi racconta che gli insegnamenti del passato vengono presto dimenticati. Meno di trent’anni fa, nel ‘96, Napoli venne sconvolta dalla tragedia di Secondigliano quando una voragine ingoiò la strada e tutto quel che c’era sopra causando la morte di undici persone. In quell’occasione la voragine venne generata da lavori in corso in una galleria sottostante il manto stradale. Ma quell’evento fu talmente tragico da imporre un’immediata verifica di tutto il sottosuolo partenopeo alla ricerca di possibili rischi per evitare, in futuro, nuove tragedie.

Come spesso accade, man mano che si allontana la tragedia, ci si dimentica dei buoni propositi. Napoli non ha ancora un quadro preciso delle cavità che la percorrono, la città non è dotata di un progetto di costante verifica del sistema fognario né di quello idrico. Ecco perché le voragini continuano a devastare la città, ecco perché ci vorrebbero contromosse immediate, come suggeriscono i geologi, per non dover piangere altre vittime in futuro.