Voragine al Vomero, si muove la Corte dei Conti: «Troppi rattoppi inutili»

Costi, contenziosi e finanziamenti: verifiche sulla mancata manutenzione

Le due auto, una in sosta e l’altra in transito, finite sottoterra dopo lo sprofondamento
Le due auto, una in sosta e l’altra in transito, finite sottoterra dopo lo sprofondamento
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Giovedì 9 Maggio 2024, 23:00 - Ultimo agg. 11 Maggio, 09:36
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Come per un vestito vecchio: tanti rattoppi, tanti interventi spot e tante risorse spese. Soldi investiti per tamponare nell’immediato, ma che non hanno mai garantito una manutenzione stabile ed efficiente. È questa l’ipotesi su cui sono al lavoro i pm della Procura contabile, in relazione alla voragine di via Morghen. Verifiche investigative finalizzate a fare chiarezza anche sull’uso di risorse pubbliche, che - nel corso degli anni - sono state investite per chiudere falle, arginare crolli, controllare episodi di dissesto nel cuore della città, senza però una visione unitaria. E strategica.

È questa l’ipotesi investigativa che ha spinto la Procura della Corte dei Conti di Napoli ad accendere i propri riflettori su quanto avvenuto lo scorso febbraio al Vomero. Ricordate la scena? Una delle strade più belle di Napoli - parliamo di via Morghen - è collassata, probabilmente per il cattivo funzionamento delle infrastrutture fognarie. Fango ovunque, macchine inghiottite, alberi spezzati, persone salvate in modo miracoloso dall’Esercito.

E venti famiglie sgomberate fino alla scorsa Pasqua. 

Uno scenario su cui la Procura contabile ha deciso di battere una pista specifica: mancato utilizzo di fondi e mancata progettazione, in uno scenario che - se venisse confermato al termine dell’istruttoria - metterebbe a rischio anche alcuni progetti finanziati da fondi del Pnrr. Ma andiamo con ordine, per raccontare questo nuovo filone investigativo. Come è noto, la Procura di Napoli - parliamo dei pm ordinari al Centro direzionale - sta indagando per crollo o disastro colposo, nel corso di una inchiesta condotta dal pm Federica D’Amodio, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Simona Di Monte. 

Intanto, però, si è mossa la Procura contabile, che ha deciso di battere la pista dei soldi e delle risorse messe in campo in questi anni. Una indagine condotta dal procuratore aggiunto Ferruccio Capalbo, che in queste settimane ha bussato alla porta della municipalità Vomero-Arenella. Chiara la richiesta della Procura contabile: l’acquisizione degli esposti firmati dai vertici della Municipalità, le mail, i solleciti, le segnalazioni effettuate negli ultimi anni. Stando a quanto emerge dagli uffici della Municipalità collinare, gli inquirenti di via Piedigrotta sono a caccia di tutte le richieste di intervento dal 2021 ad oggi, indirizzate sia nei confronti degli uffici di Abc (la società municipalizzata che si occupa della gestione delle risorse idriche), sia nei confronti della stessa amministrazione comunale.

 

C’è un’esigenza sullo sfondo, che ha animato questa richiesta di carte da parte degli inquirenti: si punta ad analizzare dove sono stati effettuati gli interventi di manutenzione: in quale punto della città e quanto sono costati. Secondo punto: quante richieste di intervento sono rimaste inevase; terzo nodo da sciogliere, riguarda un’altra esigenza: quella di verificare quanti contenziosi sono stati accesi nel corso degli ultimi tre anni nell’area a ridosso della voragine dello scorso 21 febbraio. Perché i contenziosi? Perché sono un capitolo di spesa particolare, per le casse del Comune. E non è solo una questione di spese legali, ma di metodo, di strategia adottata in questi anni su cui si avverte l’esigenza di svolgere delle verifiche. In che senso? Stando a quanto emerge da esposti e segnalazioni, il metodo usato in questi anni per fronteggiare toppe e dissesti era strutturato su più livelli, a partire da un punto in particolare: cercare di capire se frane e dissesti sono stati provocati da inadempienze dei privati, per sondare se interi gruppi di condomìni non hanno finanziato opere di manutenzione legate alle pertinenze dei propri appartamenti. In caso di inadempienze di privati, sono scattate le richieste di risarcimento dei danni provocati alle strade e all’arredo urbano, in uno scenario che ha dato adito a non pochi contenziosi.

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Come sono finiti? In genere - a leggere le carte acquisite in questi giorni dalla Procura contabile - le cose finivano in due modi uguali e contrari: se i condòmini soccombevano, versavano gli indennizzi per la riparazione delle strade; se invece i residenti ottenevano il riconoscimento delle proprie ragioni, allora a sborsare i soldi per riparare condutture o strade sono stati i ragionieri del servizio pubblico. Una serie di passaggi su cui la Procura contabile intende fare chiarezza, nel tentativo di mettere a fuoco tutti gli aspetti legati alla manutenzione del sottosuolo dell’area collinare. Come è noto l’ufficio guidato dal procuratore regionale della Corte dei Conti Antonio Giuseppone sta passando al setaccio una serie di capitoli di spesa legati alla gestione dei finanziamenti di progetti con i fondi del Pnrr e di ordinaria amministrazione. Non solo manutenzione, dunque. Si lavora sulla gestione del patrimonio immobiliare (tra alloggi, locali commerciali, finanche delle cave date in concessione ai privati), ma anche sulle scelte che gli enti locali mettono in campo per rendere produttivi i propri beni. Un motivo in più per accendere un faro sui rattoppi fatti (o non fatti) a ridosso di via Morghen.

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