C'e rabbia per essere «stati abbandonati da tutti, istituzioni e politica in primis», ma ancora voglia di non mollare, anche se la corda si sta lentamente spezzando.
I lavoratori della sede casertana di Softlab sono di nuovo in strada a Caserta, dopo aver protestato nei mesi scorsi più volte anche a Napoli, soprattutto davanti alla sede della Regione Campania, e a Roma al Mimit (Ministero Imprese e Made in Italy), ovvero le due istituzioni davanti a cui la Softlab prese l'impegno a riassumere gli ex Jabil e a tenere la produzione nel Casertano.
La produzione però non è mai partita, e gli ex Jabil ricollocati in Softlab sono da anni in cassa integrazione a zero ore.
«Vogliamo solo lavorare - dice Silvana, oltre 20 anni in Jabil e da qualche anno in Softlab - non facciamo nulla. Non chiediamo la luna, ma solo di poter aver un impiego produttivo e uno stipendio sicuro a fine mese. Il Governo deve intervenire; io ho una figlia e seri problemi ad andare avanti tutti i giorni, non ce la faccio più a vivere con questa ansia».
L'altro lavoratore Daniele Esposito, che è anche delegato Uilm, parla di "ricollocazione farlocca da Jabil a Softlab", "di impegni e promesse non mantenuti per un progetto industriale mai partito nonostante l'avallo ministeriale", e di "politica che si gira dall'altra parte". Giovanni Papa, dipendente Softlab e delegato Fim-Cisl, chiede che «le promesse fatte vengano rispettate", mentre Michele Cecere, altro addetto e delegato Fiom-Cgil, spiega che "l'unico nostro obiettivo è lavorare; non vogliamo più la cassa integrazione, siamo stanchi di non fare nulla».