Così, anche e soprattutto per scovare i “pazienti camaleonte” con sintomi insoliti come afte ricorrenti in bocca, un'orticaria fastidiosa, l'anemia o le irregolarità mestruali, gli esperti propongono test del sangue mirati almeno su pazienti ricoverati in reparti come ginecologia, pediatria, medicina interna per individuare prima possibile i casi che resterebbero sotto silenzio perché si presentano con sintomi sfuggenti.
«Fino a poco tempo fa ritenevamo che la prevalenza di celiachia fosse in aumento solo per la nostra migliore capacità diagnostica, ora un nuovo studio mostra un incremento sostanziale dei casi - spiega Marco Silano, coordinatore board scientifico Aic e Direttore Unità operativa alimentazione, nutrizione e salute, dell'Istituto superiore sanità - . La rapidità dell'aumento fa pensare che a causarla siano fattori ambientali: sono al vaglio ipotesi come le infezioni virali, non solo intestinali, o l'uso dell'enzima transglutaminasi nei cibi pronti al consumo, oppure ancora l'uso di antibiotici nella prima infanzia, la quantità di glutine nello svezzamento o un microbioma che favorisca la patologia. Inoltre, l'età media in cui si manifesta la celiachia sta salendo e stanno cambiando anche le modalità cliniche con cui si presenta: i pazienti con segni classici come la diarrea sono pochi. Occorre perciò cambiare approccio e cercare i celiaci in tutte quelle categorie di pazienti che per esempio presentano sintomi di osteoporosi, anemia, turbe della fertilità, colon irritabile».
Alla luce dei nuovi dati, i casi diagnosticati sarebbero appena il 20% contro il 37% di poco tempo fa. Mancano all'appello molti pazienti che avendo sintomi meno evidenti si trascinano per anni senza una diagnosi corretta: se da un lato nei bambini con sintomi classici la diagnosi può arrivare anche prima di due anni di vita, in molti adulti con segni meno usuali si può aspettare anche più di 6 anni, arrivando in alcuni casi fino a 70 anni di età prima di averla. La diagnosi precoce di celiachia è una forma indispensabile di prevenzione delle possibili conseguenze della malattia ed è perciò fondamentale: il celiaco inconsapevole che assume glutine si espone infatti in rari casi a complicanze anche gravi e irreversibili.
«Il modo di fare diagnosi potrebbe cambiare in futuro: a oggi nell'adulto la biopsia che confermi la celiachia è essenziale per escludere la presenza di altre patologie più gravi.
Mentre in un prossimo futuro potrebbero bastare esami immunologici sul sangue - prosegue Silano - . Ci sono infatti studi interessanti sulla cosiddetta »biopsia liquida«, un esame del sangue che predice la presenza del danno alla mucosa intestinale»