«Si prevede che la resistenza agli antibiotici causerà 10 milioni di morti dirette in più all'anno entro il 2050, pari al numero di decessi causati a livello globale dal cancro nel 2020». «Limitare l'inquinamento creato dai settori farmaceutico, agricolo e sanitario è essenziale per ridurre l'emergenza, la trasmissione e la diffusione di superbatteri», ovvero ceppi di microrganismi diventati resistenti agli antibiotici oggi disponibili A dirlo è il rapporto del Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (Unep) dal titolo «Bracing for Superbugs», lanciato al sesto incontro del Global Leaders Group sull'antimicrobicoressitenza. Elencata dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) tra le principali minacce globali per la salute, lo sviluppo di resistenza agli antibiotici significa che questi farmaci, usati per prevenire e curare le infezioni negli esseri umani, negli animali e nelle piante stanno diventando inefficaci a svolgere il loro ruolo.
Si stima, infatti, che nel 2019, nel mondo, 1,27 milioni di decessi siano stati direttamente attribuiti a infezioni resistenti e 4,95 milioni di decessi siano invece quelli indirettamente collegati. Questo ha anche un importante costo economico: comporterà un calo del Pil di almeno 3,4 trilioni di dollari all'anno entro il 2030. «Gli stessi processi che causano il degrado ambientale - ha affermato Inger Andersen, direttore esecutivo dell'Unep - stanno peggiorando la resistenza antimicrobica».