Preso. Il passaporto falso intestato a uno dei suoi tanti alias non lo ha salvato dall’arresto. Quando ieri mattina Ilkhomi Sayrakhmonzoda, 32 anni, cittadino del Tagikistan, colpito da un mandato di arresto internazionale per terrorismo, è atterrato all’aeroporto di Fiumicino, ad attenderlo c’erano gli agenti della Digos di Roma. Non lo hanno fermato subito però. Hanno aspettato di capire se qualcuno fosse andato a prenderlo, ma quando poi lo hanno visto fare ingresso nella stazione ferroviaria ed era ormai in procinto di salire su un treno diretto a Termini, hanno deciso di entrare in azione. Lo hanno chiamato con il nome impresso sul documento di viaggio: «Timor Settarov», sedicente cittadino dell’Ucraina. Lui si è voltato. «Venga con noi». Lo hanno accompagnato negli uffici della Polizia di Frontiera e lì la sua vera identità è stata svelata.
L’ALLERTA EMESSA
Eloquente la “red notice” internazionale che tracciava il profilo del combattente mercenario affiliato all’Isis, intercettato a Roma a poco più di due settimane dalla strage al Crocus City Hall di Mosca, un attentato di matrice islamista (di cui sono accusati alcuni tagiki) che è costato la vita a 139 persone.
SOLDI CONTANTI
Latitante, avrebbe viaggiato per l’Europa e mezzo mondo (dall’Afghanistan all’Iran, dagli Emirati alla Cina) con una sfilza di altri nominativi, date di nascita e nazionalità diverse, in particolare degli Stati dell’Uzbekistan, de,l Kirghizistan e dell’Ucraina, appunto. Di fronte ai poliziotti che ieri, intorno alle 11,45, lo hanno bloccato, ha mostrato di potere parlare, oltre alla madrelingua, russo e turco. Perquisito, aveva con sé duemila euro in contanti, mentre nulla di rilevante sarebbe stato rinvenuto nell’unico borsone con in quale era partito dall’aeroporto di Eindhoven, nei Paesi Bassi. Dovrà scontare una pena fino a 12 anni di carcere.
Quel che è sicuro è che il 32enne non era di passaggio nella Capitale. A suo (falso) nome non è risultata nessun’altra prenotazione o biglietto, nessun altro volo programmato nel breve periodo. Che ci faceva, dunque, il presunto terrorista a Roma? Un rebus per gli investigatori la cui mente è subito andata al luglio del 2005 quando nella Capitale venne sorpreso uno degli attentatori della metro di Londra. Il sospetto è che la Città Eterna possa essere uno snodo o servire come una base logistica per fiancheggiatori del terrorismo internazionale. Le indagini, su questo fronte, sono solo all’inizio. Gli agenti hanno sequestrato il telefonino del tagiko da cui confidano di estrapolare elementi preziosi per conoscere chi lo abbia aiutato ad arrivare in Italia e di individuare i suoi contatti e un indirizzo preciso di destinazione. Un possibile collegamento con i fatti di Mosca? Non ci sono evidenze.
LE IMPRONTE
Scarpe da ginnastica, jeans e maglietta bianca, nonostante il suo fisico palestrato, Sayrakhmonzoda pensava di potersi mimetizzare facilmente tra le migliaia di turisti che ogni giorno approdano al Leonardo da Vinci. Tra loro anche molti cittadini ucraini che fanno la spola tra l’Italia e il loro Paese martoriato dalla guerra. Ma la svolta per gli investigatori della Digos diretta da Antonio Bocelli è arrivata matchando al gate passaporto, impronte e altre informazioni contenute nei database condivisi dalle reti delle forze dell’ordine internazionali. «L’arresto di un cittadino del Tagikistan avvenuto a Roma grazie all’attività della Polizia di Stato rappresenta un risultato molto importante, il frutto dell’efficace attività di prevenzione svolta dai nostri apparati sul territorio nazionale per contrastare la minaccia terroristica», ha dichiarato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. È la conferma, ha spiegato Piantedosi, della «proficua cooperazione con le Forze di polizia di altri Paesi. Con i nostri partner internazionali, infatti, esiste una costante condivisione sia del patrimonio informativo sia delle strategie operative per fronteggiare efficacemente i profili di rischio». Il titolare del Viminale si è quindi congratulato con il capo della Polizia, Vittorio Pisani, pregandolo di estendere il suo apprezzamento al personale della Polizia di prevenzione, della Polizia di frontiera di Fiumicino e della Digos della questura di Roma.