Sarri si dimette dalla Lazio: e se tornasse al Napoli?

Nello stesso giorno lascia anche Benitez, esonerato dal Celta

Maurizio Sarri
Maurizio Sarri
Giuseppe Taorminadi Pino Taormina
Mercoledì 13 Marzo 2024, 07:09 - Ultimo agg. 14 Marzo, 09:57
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Lo stesso giorno, più o meno alla stessa ora. Perché i tarocchi del destino cadono a domino come vogliono loro, perché nessuno può mai sapere cosa succederà. Benitez e Sarri, cinque anni della storia del Napoli, lasciano rispettivamente Celta Vigo e Lazio: uno cacciato perché penultimo in classifica, l'altro dimissionario perché nel suo modo di vedere tutto particolare «alla squadra serve uno scossone». Due addii che colpiscono da vicino il mondo del Napoli: perché ogni volta che si pensa a Rafone e a Maurizio non possono che venire alla mente solo quei ricordi che da tempo stanno fermi, belli e sottovetro. Anche se viverli era un'altra cosa. Rafa Benitez si è giocato, altra ironia della sorte, il posto a Madrid, proprio contro quel Real per cui aveva mandato a monte i piani di De Laurentiis di tenerlo un altro anno e sulla cui panchina c'è un altro ex azzurro come Carletto Ancelotti. Rafa scelse il Real (e chi non lo avrebbe fatto sul pianeta Terra?) ma da quel momento è iniziato un calvario senza fine, pieno di fallimenti e cadute libere. Perché, a parte una promozione con il Newcastle, la sua è una carriera in declino inesorabile. Il suo esonero, in Spagna, non sorprende nessuno. Per un po' Rafone, in piena bufera Gattuso, venne persino riaccostato a De Laurentiis, ma il patron non gli ha mai perdonato quell'ultimo anno vissuto quasi sull'Aventino, a ricordare i colpi di mercato falliti, il mancato rinnovo del prestito di Reina, il business plan e così via. Però, negli ultimi tempi, DeLa e Rafone erano tornati a sentirsi: perché il patron ha la strana abitudine, nei momenti bui, di chiedere consigli in giro per il mondo. E lo ha fatto anche con Benitez.

Ma se Rafone è solo un tuffo al cuore, il ricordo del primo grande progetto internazionale di De Laurentiis, con gli ingaggi di Albiol, Callejon, Higuain, Mertens, Koulibaly e via dicendo (ma anche un bel po' di bidoni, meglio non scordarselo), le dimissioni di Maurizio Sarri possono avere un altro gusto.

Molto dolce per i tifosi del Napoli. 

Ecco, per prima cosa: per capire la dimensione dell'uomo, a dimettersi è stato solo lui, perché i collaboratori restano ancora sotto contratto. Il vice Martusciello guida per ora la squadra, in attesa che si decida sulla soluzione ponte (Klose o Rocchi). Ma per Sarri ormai l'avventura alla Lazio (e con Lotito) era terminata, dopo il confronto con i giocatori dopo la sconfitta con l'Udinese. E poco importa quel contratto fino al 2025. Con Maurizio tutti i grandi calciatori del pianeta diventano comparse, servi di scena. Come anche Ronaldo alla Juventus. È rimasto, nonostante gli anni che passano, uno straordinario prim'attore, superbo anche nella sottigliezza con cui ha sempre menato i suoi rivali (presidente compresi) fingendo di accarezzarli. E Sarri da questo momento diventa il candidato numero uno alla panchina del Napoli del prossimo anno. Un candidato naturale, scontato. Ma da inseguire, convincere, coccolare. Perché De Laurentiis dovrà trovare il modo per strappargli un sì convinto (non semplice, sia chiaro) e non solo legato al sogno spezzato nella stagione dei 91 punti. Ma anche lui, il patron, deve rompere alcuni tabù nei confronti del tecnico toscano. La sensazione è che da qualche settimana i due siano tornati a sentirsi. Ora Sarri ha bisogno di tirare il fiato, starsene in famiglia ad occuparsi anche delle sue faccende personali, ingoiare il rospo di una avventura alla Lazio che non è andata come voleva che andasse e pensare a un nuovo inizio. Napoli resta nel cuore di Sarri. E Sarri è nel cuore di De Laurentiis, anche se ogni volta prova a sminuire la portare dell'impresa di Maurizio: certo, non sono amici e non lo saranno mai. Ma l'inseguimento della Grande Bellezza sarriana è l'ostinazione del patron azzurro. È la sua fissazione, quella costanza nel voler imporre il 4-3-3 a tutti coloro che sono venuti dopo Sarri e anche dopo Spalletti. Per questo, nonostante le tante incomprensioni, Sarri potrebbe essere uno dei candidati alla panchina del prossimo anno. Al netto di Calzona, della simpatia personale che De Laurentiis nutre per lui da tempo, da quando era nello staff di Spalletti. 

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