Pontelandolfo, piano per la centrale elettrica “a pompaggio”: critiche dagli ambientalisti

La nota di Italia Nostra Matese Alto Tammaro e Wwf Sannio

Presa di posizione degli ambientalisti
Presa di posizione degli ambientalisti
Giovedì 2 Maggio 2024, 20:18 - Ultimo agg. 3 Maggio, 12:46
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«Da alcuni giorni circola sul web un simpatico video che illustra il progetto della Rec (società della svizzera Repower) per la realizzazione di una centrale elettrica cosiddetta “a pompaggio” che sfrutterebbe le acque dell'invaso artificiale del Tammaro e la disponibilità di una conca naturale conosciuta come “Lagospino” nel comune di Pontelandolfo, ad alcuni chilometri di distanza e a qualche centinaio di metri più in alto». Esordiscono così, in una nota, le associazioni Italia Nostra Matese Alto Tammaro Wwf Sannio, che aggiungono: «Si tratta di una depressione carsica, di notevole bellezza, che alimenta sorgenti cui attingono acquedotti le sorgenti di acqua che alimentano Pontelandolfo, Campolattaro, Fragneto l'Abate, Fragneto Monforte fino a San Lorenzo Maggiore per oltre 15.000 abitanti. Per rendere efficiente l'impianto e conveniente dal punto di vista economico, il progetto, predisposto nel 2012, prevede di riprofilare e impermeabilizzare la conca, rivestendola di cemento o materiale simile e recintandola sia per motivi di sicurezza sia perché il livello dell’acqua oscillerebbe continuamente».

Sul punto, le associazioni chiariscono: «All'epoca il Wwf aveva elaborato un documento contenente le osservazioni all'“Impianto idroelettrico di regolazione sul bacino Campolattaro e elettrodotto di connessione alla Rtn” della ditta Rec srl, che chiedeva al Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare la bocciatura del progetto per palese incompatibilità con gli obiettivi di tutela dei siti della Rete Natura 2000 in base alle puntuali osservazioni presentate.

Si segnalava, tra l'altro il periodo estremamente limitato (9 mesi) di monitoraggio delle popolazioni animali presenti nel territorio, ma non nel complesso del medesimo e in area vasta, sulla base del quale si affermava che l’impatto sarebbe di “bassa entità”, arrivando quindi a fermarsi allo step di screening (quindi, che non vi è incidenza alcuna, neanche possibile); le ingentissime lavorazioni in fase di cantiere comporterebbero lo stravolgimento irreversibile di ambienti oggi naturali anche in fase di esercizio, con opere connesse indispensabili che gioco forza vanno mantenute; i singoli impatti previsti ed elencati man mano sempre in diverse tabelle, vengono analizzati e per la fauna, si legge, in modo costante, che comunque si sposterà, quindi non vi saranno incidenze significative; tutto ciò che è previsto non è considerato come una grave contrazione di habitat disponibili ma solo come possibile disturbo». Per le associazioni, infine, «negli anni successivi l'area è stata ricompresa all'interno del perimetro del Parco Nazionale del Matese, in via di costituzione, e per di più nella zona di massima protezione (cosiddetta “riserva integrale”) per le sue caratteristiche ambientali: fauna, flora e vegetazione ricca di specie e habitat rari e pregiati. Ma questo il video non lo racconta… Il bacino a valle (artificiale) fornirà acqua potabile e irrigazione a vaste zone di Benevento, Caserta, Napoli. Un pompaggio forzato come quello descritto produrrà ovviamente variazioni frequenti del livello dell'acqua (un metro) e della battigia (oltre 20 metri), con intorbidimento delle acque e riducendolo in alcuni periodi a una pozzanghera fangosa».

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