Torre del Greco, muore soffocato dalla pizza: i genitori donano gli organi

Il bambino aveva 11 anni ed è deceduto al Santobono dopo due interventi chirurgici

I funerali dell'undicenne morto
I funerali dell'undicenne morto
di Mariella Romano
Mercoledì 8 Maggio 2024, 23:07 - Ultimo agg. 10 Maggio, 07:36
4 Minuti di Lettura

Santo, undici anni, si è spento dopo due interventi chirurgici e tre giorni di agonia. Ma prima che il respiro si fermasse per sempre, i genitori hanno autorizzato l’espianto dei suoi organi. Una decisione coraggiosa che ha restituito speranza a cinque persone che, da ieri, vivono con il cuore, le cornee, il fegato e i reni del bimbo di Torre del Greco, morto all’ospedale Santobono di Napoli per le conseguenze di un soffocamento.

Il dramma, per la famiglia Virgi che abita nei pressi di largo Santissimo, è iniziato la settimana scorsa.

A Santo, affetto da autismo, piaceva tanto la pizza. Doveva mangiarla ogni giorno. Non c’era verso di fargli cambiare idea. E anche la mattina dell’incidente la mamma, Carmela, aveva acconsentito a comprargli il solito trancio in una focacceria del centro storico. Con la promessa, però, che l’avrebbe mangiata a casa dove li aspettava il papà Antonio, netturbino. Ma all’ora di pranzo, in pochi attimi, si è consumata la tragedia.

Il dramma

Secondo la ricostruzione fatta da alcuni testimoni, la famiglia Virgi sta per mettersi a tavola quando Santo dà un morso alla pizza. Le voci degli ambulanti arrivano fino ai piani alti dei palazzi, il mercato è ancora affollato e in strada c’è traffico. I clacson di auto e bus bucano i timpani. Il bambino inizia a tossire e la mamma si rende conto che qualcosa non va. Infatti, un pezzo di cibo si è fermato in gola e nessuna manovra riesce a liberare la trachea. Santo fa sempre più fatica a respirare. Mamma e papà gli sono vicini, si disperano e cercano di aiutarlo come possono. Tutto inutile: il piccolino diventa cianotico.

Antonio Virgi, che fino a qualche anno fa aveva un banco di frutta e verdura in largo Santissimo, capisce che non c’è tempo da perdere. Prende il bambino tra le sue braccia e si precipita per le scale. Arriva in strada e non ha bisogno di chiedere aiuto a chi, nel quartiere, lo conosce da sempre.

Le urla di Antonio e Carmela hanno già attirato l’attenzione dei negozianti e dei clienti. Un giovane ambulante si attiva immediatamente: si mette alla guida di una moto e fa segno ad Antonio di salirci con il bambino ormai incosciente. L’unica soluzione è correre al pronto soccorso di via Montedoro: troppo rischioso aspettare che arrivi l’ambulanza. Sono attimi concitati: gli specialisti dell’ospedale Maresca riescono a rianimare Santo e capiscono che il tempismo e il sangue freddo dell’ambulante-motociclista hanno restituito la speranza alla famiglia Virgi.

Ma, nonostante il piccolo abbia ripreso a respirare, le condizioni del bambino appaiono subito disperate. Perciò i medici di Torre del Greco dispongono il trasferimento immediato al Santobono dove la luce della speranza sembra spegnersi quasi subito. Per tentare di ridurre le conseguenze del soffocamento, infatti, gli specialisti sono costretti a portare Santo in sala operatoria per ben due volte. Poi si rendono conto che non c’è niente da fare. Le funzioni vitali del bambino sono definitivamente compromesse.

È in quel momento che mamma e papà, autorizzano l’espianto degli organi donando una seconda possibilità ad altre cinque persone. «Mi è stata data la possibilità di stargli accanto negli ultimi minuti prima che si procedesse all’espianto» racconta don Ciro Scala, il sacerdote che ha anche celebrato la messa funebre, ieri pomeriggio nella basilica pontificia di Santa Croce a Torre del Greco. «Gli ho impartito i sacramenti e gli ho lasciato una carezza da parte di tutti noi. In questi momenti il dolore è straziante». Santo era il più piccolo di quattro fratelli e il più coccolato da tutta la famiglia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA