Addio a 800mila posti di lavoro il 70% sono nel Mezzogiorno

Addio a 800mila posti di lavoro il 70% sono nel Mezzogiorno
Domenica 8 Marzo 2015, 03:29
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Antonio Vastarelli
I posti di lavoro persi in Italia dal 2008 (inizio della crisi) al 2014 sono 811mila, ma l'emorragia non è omogenea in tutto il Paese: la stragrande maggioranza dei posti andati in fumo, infatti, sono nel Mezzogiorno che, nonostante avesse già un numero molto inferiore di occupati rispetto al Centro-Nord, perde ben 576mila occupati, pari al 70% del calo complessivo. Un vero e proprio crollo se si confronta con il dato del Nord (-284mila) e soprattutto con quello del Centro, che è addirittura in territorio positivo (+48mila). Dal punto di vista percentuale, a fronte di un arretramento medio italiano del 3,5%, il Sud in sei anni perde l'8,9% dei suoi occupati, passando da 6.432.000 a 5.856.000 (il Nord -2,8%; il Centro +1%).
Le cifre, che emergono dalle statistiche dell'Istat che confrontano le medie occupazionali dei due anni di riferimento, danno anche uno spaccato del mondo del lavoro italiano preoccupante per il progressivo invecchiamento dei lavoratori italiani, con i giovani e le donne sempre più esclusi, non solo per colpa del ciclo economico negativo ma anche per l'effetto di alcune riforme, come quella dell'allungamento dell'età pensionabile disposto dalla legge Fornero sotto il governo Monti, che hanno rallentato, e in alcuni casi bloccato del tutto, il turn over tra anziani e matricole sia nelle aziende private che nella pubblica amministrazione. Il risultato è che, nell'arco di sei anni, tra gli occupati ci sono 1,1 milioni di over 55 in più e 1,4 milioni di lavoratori in meno nella fascia tra i 25 e i 34 anni (quella cioè nella quale in genere si è concluso il percorso formativo si entra nel mondo del lavoro). Una dinamica che ha portato i due segmenti sostanzialmente ad equipararsi numericamente, mentre prima i giovani occupati erano il doppio di quelli più anziani (5,5 milioni i primi, 2,8 i secondi). Se poi si tiene conto di tutti i lavoratori giovani, quindi anche di quelli sotto i 24 anni, il divario aumenta ancora: mentre gli under 35, dal 2008 al 2014, sono passati infatti da quasi sette a soli cinque milioni, gli over 55 sono saliti da 2,8 milioni a 3,9. Nell'ultimo anno si è addirittura registrato un boom di lavoratori over 55, con 320mila unità in più.
Tornando al Mezzogiorno, anche il 2014, che in media in Italia ha registrato un aumento di 88mila occupati, ha visto il Meridione perdere 45mila lavoratori. Il tasso di occupazione nell'area è diminuito tra il 2008 e il 2014 dal 46% al 41,8%, a fronte del tasso medio italiano passato dal 58,6% al 55,7% e quello del Nord passato dal 66,9% al 64,3%. Se nel Trentino il tasso di occupazione è rimasto di fatto invariato (dal 68,5% al 68,3%) in Campania è sceso di oltre tre punti, dal 42,4% al 39,2%. Tragica la situazione femminile: nel Sud il tasso di occupazione delle donne è di appena il 27,5% nel 2014, cioè lavora poco più di una su quattro. E da un'altra elaborazione dell'Istat emerge che, dei 4 milioni 386mila casalinghe che ci sono in Italia tra le donne in età da lavoro (15-64 anni), oltre la metà sono nel Sud: sono 2 milioni 217mila, diecimila in più delle donne meridionali che hanno un'occupazione.
Tra i dati interessanti, il fatto che il mercato del lavoro, e anche quello meridionale, registra l'aumento della componente straniera: se tra il 2008 e il 2014 gli occupati complessivi sono diminuiti di 811mila unità, infatti, il dato è il risultato di 604mila occupati stranieri in più (da 1.690.000 a 2.294.000) e 1,4 milioni in meno di italiani. Gli stranieri si concentrano al Nord (1.355.000) mentre al Sud sono appena 323mila (ma in crescita di 130mila unità rispetto al 2008).
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