Bambino ucciso dai pitbull a Eboli, il sindacalista Bottiglieri: «Campolongo non è solo un ghetto»

Il sindacalista ha aperto uno sportello a Campolongo di Eboli

Alferio Bottiglieri
Alferio Bottiglieri
di Monica Trotta
Giovedì 25 Aprile 2024, 06:05 - Ultimo agg. 08:59
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«Campolongo è sotto i riflettori dopo la tragica vicenda del bambino morto azzannato dai pitbull. Sono emerse però solo le cose negative, c’è invece anche qualcosa di buono». A parlare è Alferio Bottiglieri, segretario generale della Flai Cgil, ed il «buono» a cui si riferisce è la sua creatura, una sede del sindacato aperta proprio a Campolongo, in quello che viene definito il ghetto degli immigrati, dove è stato istituito «un presidio democratico aperto agli stranieri ma anche a tutta la comunità».

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Bottiglieri, lei respinge fermamente il quadro così negativo che è stato fatto di Campolongo. Perché?
«Mi pare giusto ricordare che c’è chi sul territorio è presente non solo a far i grandi discorsi ma attivamente con i servizi. Siamo degli operatori sul campo. La nostra sede inaugurata nel 2019 ed aperta tutti i pomeriggi, aderisce al progetto nazionale Diagrammi Sud che vede la Flai capofila con altre associazioni che si appoggiano a noi e che organizza corsi d’italiano per stranieri, visite mediche, l'assistenza legale; seguiamo inoltre la contrattazione per i lavoratori agricoli, un progetto di contrasto al caporalato, indirizziamo per gli esami per accedere alla certificazione A 2 della lingua italiana, diamo sostegno per la richiesta di permessi di soggiorno e di ricongiungimento familiare.

Abbiamo una ragazza marocchina, una indiana ed uno algerino per avere la possibilità di parlare più lingue ed intercettare più persone».

Di interventi però a Campolongo ce ne sarebbero da fare. Quali le priorità secondo lei?
«Serve innanzitutto una scelta di fondo. Abbiano una grandissima realtà che è quella del litorale che va da Salerno a Paestum. Negli anni ne abbiamo sentite tante però alla fine non si è mai scelto cosa farne. Bisogna decidere se si vuole optare per una zona turistica o una a vocazione solamente agricola. Campolongo verrebbe riqualificato in un senso o nell’altro. Non si riesce però a fare il passo in più per migliorare la situazione».

Le abitazioni erano nate per i turisti ed ora vengono date agli immigrati. Che situazione c’è?
«Sono case che per la maggior parte non presentano canoni abitativi accettabili, un appartamento da tre quattro persone viene fittato a sette otto. I proprietari hanno fatto affari d’oro. Ci sono naturalmente anche appartamenti migliori, ma qualcosa sta cambiando negli arrivi. Il primo passaggio gli immigrati lo fanno a Campolongo: in via Guglielmo Pepe c’è il famoso palazzo che è il primo approdo per molti di loro. Quando la famiglia si allarga in genere si spostano verso le città: Eboli, Battipaglia e Pontecagnano. C’è un continuo ricambio. Anche in questo caso bisogna decidere: se si vogliono fare interventi edilizi per questi nuovi abitanti o se si vuole puntare sul turismo e ubicare lì alberghi».

Chi sono i nuovi arrivati?
«Ci sono due nuove tipologie di migrazione, quella dal Bangladesh e dal Pakistan. Arrivano indiani, bengalesi mentre i marocchini si stanno spostando più all’interno. Hanno i figli perché si sono insediati da più tempo e non essendoci collegamenti, vanno in città per poter mandare i bambini a scuola. Il trasporto è infatti un altro problema: molti vanno in bicicletta a lavorare e molto diffusi sono gli infortuni. Per prevenirli abbiamo distribuito i catarifrangenti. Qualcosa di positivo invece si muove sul fronte dei salari».

A cosa si riferisce?«
Un altro fenomeno che stiamo riscontrando nonostante ci siano ancora sacche di sfruttamento, è che i salari stanno aumentando; le aziende, soprattutto quelle grandi, si stanno adeguando alle paghe contrattuali. La carenza di personale fa sì che le aziende assumano i lavoratori generici prendendoli dai centri di accoglienza diventati quasi dei centri di collocamento.Tutto questo perché la domanda inizia ad essere superiore all’offerta ed anche perché con il superbonus molto lavoratori agricoli sono andati nell’ edilizia ed una volta che hanno riscontrato paghe più alte devono essere incentivati a tornare indietro».

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