Salerno, garza dimenticata nel cuore: l’equipe di Coscioni dal gip, gli interrogatori durano ore

A propria difesa i sanitari del Ruggi di Salernoportano documenti per dimostrare che non c’è rischio di recidiva

La torre cardiologica del Ruggi
La torre cardiologica del Ruggi
di Petronilla Carillo
Venerdì 15 Marzo 2024, 06:35 - Ultimo agg. 14:05
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Aspettando l’interrogatorio del direttore di Dipartimento, Enrico Coscioni, previsto per la giornata di oggi, gli altri medici destinatari di provvedimenti di sospensione all’esercizio dell'attività presso la torre cardiologica del Ruggi, hanno tutti adottato la stessa strategia difensiva: hanno deciso di rispondere alle domande del gip e di «spiegare» al giudice per le indagini preliminari Piero Indinnimeo il loro ruolo in quella lunga seduta operatoria del 20 dicembre del 2021 quando fu sottoposto a intervento Umberto Maddolo poi deceduto per alcune «complicazioni» ma, secondo la procura di Salerno, per la mancata applicazione del protocollo operatorio e perché sarebbe stata dimenticata una garza nel suo cuore.

Dopo l’anestesista Pietro Toigo, ieri è toccato al chirurgo vascolare Aniello Puca e al cardiochirurgo Francesco Pirozzi. Entrambi hanno parlato, e a lungo, con il gip tant’è che l’interrogatorio del cardiochirurgo Gerardo Del Negro (difeso dall’avvocato Giovanni Sofia) è stato rinviato ad oggi. La linea difensiva dei medici sarebbe la stessa per tutti: non soltanto collaborare con la magistratura relativamente alle rispettive posizioni, ma anche dimostrare che non c’è il rischio di recidiva del reato ipotizzato.

Tutti, dunque, finora, hanno chiesto il reintegro nelle proprie funzioni portando all’attenzione del magistrato tabelle statistiche con l’indicazione degli interventi ai quali avrebbero partecipato, le possibilità di errore calcolate in base all'intervento e i risultati conseguiti. Ognuno dei medici, nel dettaglio, ha raccontato cosa accaduto quel giorno in sala operatoria e quale era il proprio ruolo. Ovviamente, se le versioni coincidono, questo al momento non è dato sapere.

Sono quattro i profili di responsabilità riconosciuti dal gip  a carico di Coscioni e della sua equipe. Innanzitutto le modalità di preparazione dell’intervento al quale viene sottoposto Maddolo (morto il 20 dicembre del 2021); quindi le scelte relativamente all’esecuzione dell’intervento; le modalità di esecuzione dello stesso, con riferimento anche all’aver lasciato nel cuore del paziente un lembo di garza; infine la gestione dell’evento critico che ha poi causato il decesso.

Basti pensare che, al figlio che attendeva fuori alla sala operatoria, fu semplicemente detto che «la malattia è esplosa» mentre ancora si cercava la garza. Il paziente, in pratica, doveva avere la sostituzione valvolare aortica e una rivascolarizzazione coronarica a seguito di infarto del miocardio acuto. Contravvenendo alle linee guida del settore, Coscioni non convocò l’«heart team» che avrebbe dovuto prevedere le complicanze derivanti dall’intervento.

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Così, quando in sala operatoria i medici si resero conto di una estesa calcificazione dell’aorta e, secondo quanto rilevato dalla procura con l’aiuto dei periti, questo avrebbe dovuto comportare la sospensione dell’intervento, Coscioni decise di proseguire e fu dimenticato nel ventricolo sinistro un lembo di garza di 8 centimetri che, con il passare del tempo comportò una ostruzione delle vene, finendo nell'aorta addominale. Di questa garza l'equipe ne era consapevole ma nonostante tutto Coscioni decise di trasferirlo in Rianimazione. Trasferimento non previsto da protocollo in circostanze come questa. Di qui l’ultimo profilo di responsabilità: quando il paziente fu portato in Rianimazione non fu fatta menzione del mancato ritrovamento della garza.