Mother’s instinct, Anne Hathaway e Jessica Chastain di nuovo insieme: «Noi, due donne sull’orlo di una crisi di borghesia»

Annie Hathaway e Jessica Chastain, diventate amiche sul set di «Intestellar», si scontrano nella tragedia di «Mother’s instinct»

Annie Hathaway e Jessica Chastain
Annie Hathaway e Jessica Chastain
di Francesca Scorcucchi
Martedì 30 Aprile 2024, 07:00 - Ultimo agg. 18:30
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Anne Hathaway e Jessica Chastain sono amiche da dieci anni, da quando si sono incontrate sul set di «Interstellar» di Christopher Nolan. «Allora non girammo molte scene insieme, ma legammo immediatamente», ricorda la Hathaway. Le scene insieme sono state decisamente molte di più sul set di «Mother’s instinct», thriller psicologico in stile hitchcockiano, che sarà in sala in Italia dal 9 maggio. Alcune sono così intense da aver causato più di un problema alle due attrici. Di coscienza soprattutto: «L’amicizia ha aiutato ma ha allo stesso tempo reso le cose più difficili, è doloroso comportarti in un certo modo con un’amica, sia pur sapendo che si tratta di finzione cinematografica», dice Jessica Chaistain. 

Diretto da Benoît Delhomme, famoso direttore di fotografia al suo debutto come regista, il film sembra un incrocio tra il thriller «Derrière la haine» di Barbara Abel (2012) e l’adattamento belga dello stesso, «Duelles» di Olivier Masset-Depasse (2018).

Racconta di due care amiche e vicine di casa. Entrambe conducono la più classica delle vite agiate e borghesi dei lussuosi sobborghi americani negli anni Sessanta. Entrambe hanno una bella casa con giardino, un marito che guadagna a sufficienza per l’intera famiglia, un figlio a testa della stessa età. Una vita tranquilla, a tratti noiosa da casalinghe borghesi. Sino a che non avviene la tragedia che sconvolgerà gli equilibri, in un crescendo di tensioni emotive, sospetti e paranoie che porteranno ad un epilogo inquietante.

Per entrambe, anche produttrici, il vero punto di forza di «Mother’s instinct» è il racconto di quelle convenzioni borghesi che negli anni Sessanta costringevano la donna a uno strettissimo ruolo predefinito. È il racconto dell’America patriarcale e perbenista di allora, in cui la donna non aveva alcuna autonomia, né economica, né decisionale: «Persino la sua salute, fisica e mentale era una questione discussa fra medici e marito», racconta Anne, per cui «il film parla di donne che anche di fronte alla tragedia devono affrontare aspettative che la società impone loro e che poco o nulla hanno a che fare con i loro reali bisogni e il loro dolore».

D’accordo con lei Jessica: «Spesso nella mia interpretazione ho portato la mia esperienza di madre. Più che altro ho pensato alla mia esperienza di donna. Certo, oggi siamo in una posizione migliore rispetto agli anni Sessanta, ma spesso ancora costrette a combattere contro certi sedimenti patriarcali di cui è ancora è difficile sbarazzarsi». 

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Anche il lutto è fonte di pregiudizi: «La cosa che mi ha colpito nel mio personaggio», conferma la Hathaway, «è lo stigma che è costretto a portarsi addosso dopo la tragedia che subisce. L’isolamento che la società le impone a causa del suo dolore aggrava ogni cosa. Oggi è importante raccontare quel mondo, in cui un intero genere era imprigionato in un ruolo prefissato. Benoît Delhomme è stato molto bravo a descrivere quella società, davvero tossica per le donne».

Chastain paragona il film a «Che fine ha fatto Baby Jane» di Robert Aldrich che proprio in quei perbenisti anni Sessanta veniva alla luce e che raccontava di due anziane sorelle, mentalmente e fisicamente disabili, isolate dalla società. Il film divenne famoso per i litigi e le polemiche sul set e fuori, delle due protagoniste, Bette Davis e Joan Crawford: «Penso alla tensione psicologica della storia, al ritratto di una certa società costrittiva e bigotta, alle due donne vittime degli eventi della vita e del mondo ristretto in cui vivono». 

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