Isabella Ferrari al teatro Mercadante di Napoli: «A sessant’anni sono più libera»

L'attrice recita con Pamela Villoresi in «La ragazza sul divano»

Isabella Ferrari con Giordana Faggiano e Pamela Villoresi
Isabella Ferrari con Giordana Faggiano e Pamela Villoresi
di Luciano Giannini
Martedì 7 Maggio 2024, 07:00 - Ultimo agg. 8 Maggio, 08:42
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«No, io no. C’è un artista, dietro le quinte, che fa i quadri, ispirati allo stile di Nolde e Basquiat. In scena ho le mani sporche di colori, ma non li tocco. Mi limito al gesto della mano e lui, all’unisono, su un pc, lo trasforma in segno pittorico, che appare su grande schermo». Pamela Villoresi svela un segreto della «ragazza sul divano», drammaturgia scritta nel 2002 per il festival di Edimburgo dal norvegese Jon Fosse, Nobel ’23 per la letteratura, da stasera a domenica al Mercadante; eccellente la compagnia che comprende, tra gli altri, Valerio Binasco (in veste anche di regista) e Isabella Ferrari

La Villoresi è nel ruolo di una donna «diventata pittrice per incanalare le ferite che la vita le ha aperto durante l’infanzia», sintetizza bene la Ferrari.

E subito aggiunge: «Tutti ne abbiamo. Anch’io... non oso immaginare che cosa avrei fatto se non fossi riuscita a sfogarmi in tutti i personaggi che ho interpretato». In breve, tentando di rappresentare una ragazza seduta su un divano (lei stessa da giovane), l’artista scomoda il proprio passato. La Villoresi: «Ma il passato è presente... la madre (Isabella), che lei ricorda più giovane, ovviamente; l’assente padre marinaio; lo zio che ha preso il suo posto; il marito lasciato 20 anni prima; la sorella sgualdrina... i fantasmi si materializzano».

Questo è il sesto titolo di Fosse che Binasco porta a teatro: «Amo la sua scrittura, fatta di frasi interrotte, di silenzi, perché il linguaggio non riesce a rincorrere sentimenti e pensieri. Ma qui l’incapacità non è disperata come in Pinter; nutre la speranza che il silenzio arrivi là dove le parole non possono. E la forza di questo testo sta nel tenere in equilibrata compresenza scene del passato e del presente». Un flashback? «No, Fosse, speleologo dell’anima, compone le scene sulla falsariga di quel che facciamo tutti quando agiamo nel presente, ma siamo contemporaneamente immersi in immagini ed emozioni trascorse. Dalla porta di casa vediamo entrare sia la protagonista, sia la famiglia com’era 50 anni prima».

La forza dell’allestimento? La Villoresi: «Al 50 per cento è merito della scrittura; per l’altra metà del regista, che ha reso più... mediterraneo lo spettacolo». Binasco: «Sì, ho tradito il gelo di Fosse con temperature più meridionali che, forse, lui non avrebbe gradito; ma io ho preferito attori che fossero capaci di emotività. Ho responsabilità verso l’autore, ma anche verso la vita, così come la intendo».

Perché la Ferrari? «È un’attrice eccellente. E la sua Madre, tra tante sfuriate alla figlia, ha una vena di malinconia che Isabella ha impressa sul volto, in armonia con la bellezza e una intensità dolorosa, la sua caratteristica più significativa. Infine, s’addice al personaggio quel suo recitar distratta, inseguendo i moti del proprio pensiero. Averla è stato un regalo».

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Isabella, ha compiuto 60 anni in marzo. Bilanci? «Non ci penso... be’, mi sento più libera, mollo un po’ d’attenzione, di controllo. E non ho più l’ossessione per la carriera. A 50 anni mi offrivano ancora ruoli di 35enne amante allo sbaraglio. Basta. Ora voglio divertirmi: andrò a Cannes col film di Sorrentino, mi aspettano una serie crime per Raidue... ecco, gioco a nascondino». Rimpianti per i tempi di «Sapore di mare»? «Fanno parte della storia personale. Ne ho tanti, ma sono quel che sono e mi prendo la libertà di esserlo: una ragazza invecchiata». 

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