Napoli, all'ospedale Cardarelli nuova area per i parenti dei malati: «Così stop alla violenza»

L’obiettivo è “prendersi cura” dei parenti e più in generale degli accompagnatori dei ricoverati

Il nuovo spazio per l'attesa dei parenti dei malati
Il nuovo spazio per l'attesa dei parenti dei malati
di Melina Chiapparino
Venerdì 12 Aprile 2024, 07:03 - Ultimo agg. 13 Aprile, 07:32
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Un pronto soccorso dal volto umano. È la rivoluzione in atto tra le mura dell’ospedale Cardarelli che riparte da una prospettiva nuova e inclusiva dedicata ai familiari dei pazienti e destinata a migliorare l’assistenza sotto tutti i punti di vista. L’obiettivo è “prendersi cura” dei parenti e più in generale degli accompagnatori dei ricoverati che, inevitabilmente, a causa del sovraffollamento nei presidi, rimangono per ore in attesa di notizie e abbandonati a loro stessi. In tutte le strutture ospedaliere, infatti, accade sempre più frequentemente, che le tensioni accumulate dai familiari degenerino in aggressioni verbali e fisiche contro i sanitari ma la nuova veste del pronto soccorso napoletano potrebbe far cambiare le cose. Non si tratta solo di spazi creati appositamente per accogliere chi ha accompagnato un ammalato ma anche di personale specifico grazie all’introduzione della nuova figura di infermiere-comunicatore. «La ridefinizione dei percorsi finalizzati all’accoglienza degli accompagnatori fanno parte di un processo di umanizzazione del pronto soccorso» come ha spiegato Antonio d’Amore, direttore generale del Cardarelli che ha attivato per primo a Napoli questo speciale progetto.

L’accoglienza 

Il progetto è stato attivato il 25 marzo ed è ancora in fase di sperimentazione ma i primi effetti del cambiamento in corso non passano inosservati. La novità che balza subito agli occhi è la creazione di una nuova area all’esterno del pronto soccorso per accogliere gli accompagnatori dei pazienti in un ambiente coperto e custodito dalla vigilanza privata 24 ore su 24. Si tratta di una struttura in vetro allestita con sedie confortevoli e completa di bagni dove i parenti dei pazienti assisti in pronto soccorso, vengono informati periodicamente sulle condizioni dei loro cari. La figura chiave di questo nuovo modello di informazione è l’infermiere-comunicatore che fa da ponte tra l’ambiente medico-chirurgico del pronto soccorso e l’area di accoglienza con la certezza di fornire aggiornamenti ogni due ore, servizio finora garantito dalle 9 fino alle 19. «L’obiettivo è prima di tutto fornire informazioni precise ma, altrettanto fondamentale, è l’approccio psicologico per rassicurare e accogliere gli accompagnatori dal punto di vista emotivo» racconta Domenico Buglione, uno degli infermieri reclutati per la nuova figura sanitaria che si divide tra l’assistenza nel reparto di emergenza e il servizio di accoglienza. 

I codici 

L’introduzione dell’infermiere che funge da raccordo tra familiari e struttura ospedaliera nelle ore dove si registra il picco di accessi al pronto soccorso è stata mutuata da esperienze analoghe vissute al Niguarda di Milano ma non serve solo a ridurre conflitti e tensioni che rischiano di sfociare in aggressioni contro i sanitari. «L’organizzazione dell’accoglienza incide anche sulla gestione dei pazienti perché consente agli operatori di lavorare con meno pressione e concentrarsi solo sull’assistenza» spiega Mena Liccardi, primaria del pronto soccorso che è stato rivoluzionato anche con una nuova modulazione dei codici. Da gennaio, infatti, la classificazione dei ricoveri nel reparto di emergenza è passata dai 4 codici tradizionali (rosso, giallo, verde, bianco) a 5 codici che includono il rosso e l’arancio per pazienti ritenuti rispettivamente con compromissioni vitali e con funzioni vitali a rischio, l’azzurro per le urgenze differibili, il verde per le urgenze minori e infine il bianco per tutto ciò che non è urgente.

Questo modello classificatorio è il secondo record del Cardarelli che insieme al Santobono si è aggiudicato il primato di adottare i nuovi codici a Napoli.

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La direzione 

I numeri del Cadarelli parlano chiaro. Gli accessi al pronto soccorso, nei primi 10 giorni di aprile, sono stati mediamente 200 al giorno per un totale di 2000 ingressi con 2 casi di codici rossi o arancioni ogni 10, dunque un’elevata percentuale di situazioni urgenti e indifferibili. «L’affluenza elevata, motivata sia dall’appetibilità del Cardarelli che dalla carenza di pronti soccorso in città, è un dato che rimane problematico ma che stiamo affrontando con soluzioni che riducono la pressione sugli operatori e migliorano l’accoglienza per pazienti e familiari» spiega d’Amore che ringrazia «medici, infermieri e operatori del pronto soccorso e di tutti i reparti del presidio che garantiscono quotidianamente il massimo dell’assistenza». «L’umanizzazione del reparto di emergenza già ci sta dando gratificazioni ma non ci illudiamo che sia la panacea per le problematiche che si registrano in tutti gli ospedali» conclude il direttore generale che annuncia «l’inizio della terza fase di restyling del presidio e il prosieguo del processo di modernizzazione della struttura pronta a potenziare tutti i suoi servizi». 

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