La camorra, la mala politica, l’indifferenza hanno devastato la nostra nazione e soprattutto il mezzogiorno d’Italia. Quando viene ucciso un uomo per mano della camorra, sia esso innocente che affiliato al sistema, noi tutti facciamo finta che nulla sia successo. Rivoli di sangue hanno bagnato e bagnano la nostra terra, ma nessuno di noi si è mai chiesto se la propria indifferenza sia la causa di tutto, se il suo non fare abbia in qualche modo armato la mano degli assassini. Ricordo di aver letto da qualche parte alcune parole di Sant’Agostino che mi sono rimaste nel cuore e che per me hanno sempre rappresentato un faro: «Se vuoi essere giudice, non puoi diventarlo con ricompense o con denaro….Prima sii giudice dentro di te a tuo favore. Prima giudica te stesso perché, tranquillo nel segreto della coscienza, possa occuparti dell'altro. Ritorna in te stesso, bada a te, esaminati, ascoltati… Prima giudica il tuo intimo. Non ti ha detto niente la tua coscienza nei tuoi confronti? Se non vuoi negarlo, ha detto, sì, qualcosa. Non voglio sapere ciò che ha detto, giudica tu stesso che hai ascoltato. Ti ha detto nei tuoi confronti ciò che hai fatto, ciò che hai ricevuto, ciò in cui hai peccato».
Se ognuno di noi facesse appello al tribunale della propria coscienza, prima di puntare il dito contro gli altri, contro talvolta le inefficienze dello Stato, guardi se stesso affinché la sua anima sia giusta; si chieda quando ha fatto finta di non ascoltare, quando ha fatto finta di non vedere, di non sentire, quanto egli ha fatto. Si chieda quando davanti ad un morto ammazzato ha voltato la faccia; si chieda se non è stato egli stesso ad ammazzare il prossimo con la sua indifferenza. Ormai siamo diventati tutti come dei granelli di sabbia, dissolti dall’individualismo, spazzati dal vento, trasportati senza la volontà di scegliere la nostra direzione. Quando mio padre Federico ha deciso per la sua vita, la sua libertà, ha deciso per difendere la sua dignità di uomo, è stato assassinato, ma chi lo ha ucciso siamo stati tutti noi, noi con la nostra fragile indifferenza. Ricordo le parole di Erich Fromm nel suo saggio “Il coraggio di essere”: «L'uomo crede di volere la libertà. In realtà ne ha una grande paura. Perché? Perché la libertà lo obbliga a prendere delle decisioni, e le decisioni comportano rischi». Ecco siamo disposti a prendere delle decisioni? A scegliere per la nostra vita? Tra pochi giorni saranno trascorsi 22 anni dall’uccisione per mano della camorra di mio padre Federico.
* Figlio di Federico Del Prete, vittima innocente di camorra, fondatore del Premio a lui dedicato