Doppia indagine per far luce sul decesso del neonato al momento del parto al Ruggi. Si procederà sia sul fronte giudiziario che su quello interno, per capire cosa sia successo nelle ore che dovevano accompagnare il parto di una 35enne dei Picentini, alla 41esima settimana di gravidanza, alla quale è stata effettuata una induzione del travaglio, che avrebbe, però, ridotto notevolmente il liquido amniotico, provocando così il decesso del piccolo. Nel frattempo, sarebbe stato effettuato anche l’esame autoptico sul corpino del bambino. La donna era ricoverata da tre giorni al Ruggi nel reparto di ginecologia, dove era in attesa di dare alla luce il suo primo bambino, dopo alcuni tentativi non andati bene. Stando alle prime ricostruzioni, alla 35enne, sarebbe stata effettuato un parto indotto, che consiste nella stimolazione delle contrazioni uterine prima del travaglio spontaneo, allo scopo di consentire il parto vaginale. Bisognerà capire, ora, perché la stessa non sia stata sottoposta a taglio cesareo. Il piccolo, nei precedenti controlli, sarebbe risultato in perfetto stato di salute. Dopo la tragedia, alla donna è stato necessario praticare il taglio cesareo per far nascere il feto, sotto shock per l’accaduto. A questo punto, si dovrebbe procedere su due diversi fronti. Da una parte c’è quello familiare, con la famiglia che vuole conoscere la verità e accertare eventuali responsabilità, dall’altra c’è l’indagine interna che i vertici dell’azienda ospedaliera dovrebbe avviare nei prossimi giorni.
LA NOVITÀ
Attivato, nel frattempo, il centro di procreazione medicalmente assistito al Ruggi, al quale potranno rivolgersi le coppie con diagnosi di sterilità che desiderano avere figli. «In Italia si stima che il 5 per cento dei bambini sia nato in seguito alla fecondazione assistita – dichiara il responsabile Giorgio Colarieti – Fino ad oggi i residenti di Salerno hanno dovuto ricorrere a centri privati o andare all'estero.
Contestualmente è partito anche il sistema di trasporto in emergenza neonatale, che copre un bacino di possibile utenza pari a circa 10mila parti/anno. Il servizio effettua interventi tempestivi, efficaci e sicuri, qualora un neonato, venuto alla luce in punti nascita geograficamente disagiati e sprovvisti di Tin, abbia bisogno di assistenza ultra specialistica, con relativo trasporto presso i centri Tin o di altra ultra-specialità pediatrica in grado di garantire ed erogare le cure indispensabili in caso di gravi insufficienze respiratorie, peso inferiore a 2 kg, cardiopatie congenite, scompenso cardiaco, malformazioni. Tra Salerno e Avellino, ogni anno, circa 300 neonati hanno bisogno di supporto ultra specialistico.