Non si è mai pronti a certe notizie. Anche se vieni da una famiglia di poliziotti. E quando il tuo telefono di casa squilla nel cuore della notte, sai che devi aspettarti solo il peggio. Il grido di dolore di mamma Michela ha scosso il silenzio dell’intero quartiere di Giovi, nella periferia alta della città, tra villette e parchi residenziali. È qui che qualche vicino di casa, sussurra a chi chiede informazioni: «sono devastati dal dolore, non riescono neanche a parlare». Per i genitori e la sorella di Christian Di Martino il tempo si è fermato poco prima dell’alba di ieri quando il questore di Milano, Giuseppe Petronzi, ha dovuto fare quella telefonata che nessun dirigente poliziotto vorrebbe mai fare nella sua vita. Immediatamente la macchina della polizia di Stato si è messa all’opera.
Alle 9 del mattino un’auto messa a disposizione dalla questura di Salerno è andata a prendere papà Aurelio a casa. L’uomo, anche lui un poliziotto, in pensione soltanto da qualche mese dopo anni di servizio al Reparto Mobile di Napoli, stravolto e inconsapevole di ciò che avrebbe trovato al suo arrivo a Milano, è salito sull’auto blu ed è stato accompagnato a sirene spiegate all’aeroporto di Capodichino dove il capo della polizia, Stefano Pisani, aveva messo a sua disposizione un aereo. A casa sono rimaste la moglie, Michela Santoro, e la figlia Nadia.
Il primo ad arrivare a casa Di Martino è stato il questore di Salerno, Giancarlo Conticchio. Michela Santoro, la mamma, non ha smesso di piangere neanche per un istante, condividendo il suo dolore con la figlia Nadia rimasta con lei a casa. Neanche una parola o un commento, le parole sono rimaste strozzata dalla lacrime. Un abbraccio, un aiuto psicologico e anche per loro è stata subito messa in moto la macchina organizzativa per raggiungere a Milano papà Aurelio al quale la polizia di Stato ha offerto assistenza anche per quanto riguarda il domicilio. A fargli compagnia davanti alla porta della terapia Intensiva del Niguarda, la fidanzata di Christian con la quale ha parlato anche il capo della polizia Vittorio Pisani. Christian si era trasferito per lavoro a Milano nel 2013 e qui aveva deciso di costruire la sua vita e la sua carriera.
Hasan Hamis, il 37enne marocchino ora in stato di arresto con l’accusa di tentato omicidio del vice ispettore, dagli accertamenti della Questura di Milano è emerso essere presente in banca dati con numerosi alias. Ha precedenti per rapina aggravata, furto, lesioni personali, stupefacenti e sequestro di persona e fu condannato per reati di droga e contro il patrimonio per i quali, dal 2013 al 2020, è stato più volte detenuto nella Casa circondariale di Poggioreale a Napoli e di Ariano Irpino ad Avellino.
Era stato arrestato e fotosegnalato per la prima volta in Italia il 18 dicembre del 2002 a Napoli e, da allora, è rimasto in Italia da irregolare. A suo carico, il prefetto di Napoli aveva adottato due provvedimenti di espulsione nel 2004 e nel 2012; così il prefetto di Avellino, a luglio 2023 quando, poiché non c'era disponibilità di posti nel Cpr, era stata data esecuzione mediante Ordine del questore di Avellino di lasciare l'Italia entro sette giorni. Il 37enne, non aveva mai dato segni di presenza nella provincia milanese ed è stato rintracciato e controllato per lo più in Campania.
L'Ufficio Immigrazione della Questura di Avellino aveva attivato, nel 2021, le procedure di identificazione al Consolato marocchino, con esito negativo, in quanto la richiesta non aveva avuto riscontri dall'Autorità diplomatica marocchina. Il 5 maggio scorso, infine, è stato denunciato per resistenza a pubblico ufficiale dagli agenti della Polizia Ferroviaria di Bologna.