Uno, nessuno e centomila: gli infiniti volti del web nel Safer Internet Day

Internet al crocevia tra risorsa e rischio

Uno, nessuno e centomila: gli infiniti volti del web nel Safer Internet Day
di Aurora Alliegro
Martedì 7 Febbraio 2023, 07:15 - Ultimo agg. 26 Marzo, 22:47
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A un primo sguardo, quella ampia rete di connessioni e informazioni a livello globale che chiamiamo “internet” sembrerebbe una immensa tela di cui è difficile tracciare o distinguere i confini, mare magnum in cui navigano infinite funzionalità, potenzialità e collegamenti.

Demonizzato, screditato e talvolta rigettato, viceversa celebrato e osannato come risorsa inestimabile, internet è spesso al centro di diatribe che ne mettono in luce l’essenziale ambivalenza. Se molti ne apprezzano gli ampi margini di libertà di espressione, altri guardano con sospetto alla mancanza di argini e regolamentazioni. Benché la rete possa rivelarsi un importante strumento a sostegno di molti – soprattutto degli inascoltati – essa è tuttavia attraversata da venature distintamente oscure e controverse.

È con lo scopo di portare a galla gli aspetti più rischiosi associati all’utilizzo del web che è stato istituito nel 2004 il Safer Internet Day, la giornata creata dalla Commissione Europea volta a promuovere un utilizzo consapevole di internet. Quest’anno, il 7 febbraio 2023, oltre 100 paesi in tutto il mondo sosterranno l’iniziativa internazionale grazie anche all’ampia rete di centri europei impegnati in tale ambito.

In Italia il progetto è messo in campo da Generazioni Connesse, il centro italiano per la sicurezza in rete. Co-finanziata dalla Commissione Europea e coordinata dal Ministero dell’Istruzione in partenariato con altri entri (tra cui il Ministero dell’interno, la Polizia Postale, Save the Children, Telefono Azzurro e altri), l’iniziativa si rivolge soprattutto ai più giovani in vista della sensibilizzazione sui pericoli della rete e dei nuovi media attraverso campagne informative, attività di formazione e servizi dedicati online.

I cosiddetti “digital natives”, infatti, sono i principali destinatari delle iniziative attivate in occasione del Safer Internet Day. Risultano sempre più allarmanti i dati relativi al cyberbullismo, l’adescamento online e la dipendenza dai social media. I giovanissimi si ritrovano spesso in balia di contenuti inadatti alla loro età, probabilmente anche a causa di una sistematica violazione delle norme sui limiti di età per l’iscrizione ai social network (fissata a 14 anni in Italia). Regole, tuttavia, che non prevedono controlli o sanzioni in caso di menzogna, e che quindi sono soggette a ripetute trasgressioni.

UN'ARMA A DOPPIO TAGLIO

I rischi associati a internet non si limitano a scalfire le vite dei più giovani e degli inesperti, ma coinvolgono tutti coloro che siano in possesso di un apparecchio elettronico dotato di internet. Le numerose potenzialità di internet, infatti, sono spesso associabili a una serie di rischi intrinseci.

Il ritratto di internet come strumento di accesso all’informazione, ad esempio, si scontra con quello che intravede nel web uno scarico indifferenziato di disinformazione. È nota infatti la problematica diffusa delle fake news, notizie false facilmente accreditate come vere, acquisite attraverso una navigazione sbrigativa e superficiale. Internet viene immaginato inoltre come catalizzatore di conoscenze virtuali, comunicazione inter-spaziale e socialità multiforme, ignorandone il ruolo di inibitore di interazioni sociali reali, fonte talvolta di isolamento, abusi e violazioni che sfruttano la possibilità dell’anonimato. E, ancora, internet come spazio libero, mezzo per sventolare la propria bandiera e godere di senso di autodeterminazione. Virtù che coesistono, tuttavia, con temi come la sorveglianza digitale, le violazioni della privacy e il dominio degli algoritmi.

Le insidie di internet costituiscono molto più che un mero contraltare ai numerosi benefici che esso offre, soprattutto se si considerano i dati diffusi da Counterpoint Research sul tempo di utilizzo degli smartphone, un tempo ampiamente destinato alla navigazione su internet e soprattutto allo “scrolling” sui social network. Secondo lo studio, almeno un utente su quattro utilizzerebbe il proprio cellulare per circa 7 ore al giorno.

La restante parte scrollerebbe notifiche, post e notizie dalle 7 alle 3 ore al dì. Soltanto il 4% dei partecipanti alla ricerca ne limiterebbe invece l’utilizzo a meno di un’ora al giorno.

In media, dunque, circa la metà degli utenti riserva un’ampia parte della propria quotidianità (circa 5 ore al giorno) all’impiego del cellulare e alle attività a esso connesso. Dati che non sorprenderanno chiunque sia dotato di un minimo di spirito di osservazione. Si direbbe raro, infatti, incappare in soggetti che non siano ripiegati su sé stessi, incurvati e concentrati a carpire una realtà intangibile eppure effettiva. Inevitabile, dunque, dati i risultati della ricerca, riflettere e interrogarsi sui rischi associati all’uso di queste tecnologie.

VIOLAZIONE SISTEMATICA DELLA PRIVACY

Situato quindi in un limbo “virtuale”, al crocevia tra risorsa e rischio, internet si colloca nell’immaginario collettivo in una terra di mezzo, una sorta di far west digitale che dischiude infinite possibilità e infiniti rischi. Un mondo che ricorda quello rappresentato nella serie tv Westworld, in cui gli umani in visita al parco degli androidi possono rendersi protagonisti di ogni genere di azione senza dover temere ripercussioni morali o legali. Il costo di queste libertà? La cessione della propria identità attraverso processi di violazione della privacy e raccolta dati di cui i visitatori del parco sono ignari. Sebbene si tratti di finzione cinematografica, questa vicenda non manca di richiamare eventi reali e piuttosto recenti. In particolare, lo scandalo che ha visto coinvolti Facebook e Cambridge Analytics nel 2018. L’azienda (oggi chiusa) aveva infatti raccolto e impiegato i dati personali di 87 milioni di utenti di Facebook nell’ambito della campagna presidenziale di Donald Trump. 

IL DOMINIO DEGLI ALGORITMI

Senza contare i risultati della combinazione tra accesso ai dati personali e i sistemi algoritmici che governano internet. Gli algoritmi creano sistemi di engagement sfruttando l’accesso ai dati degli utenti. Si tratta di mezzi particolarmente importanti poiché possono influenzare e controllare i contenuti a cui gli utenti hanno accesso. Il news feed dei social network, ad esempio, contiene contenuti diversi a seconda dell’iscritto. I post visibili seguono un processo di classificazione che determina flussi personalizzati al fine di assecondare i singoli interessi degli iscritti, incoraggiando così un engagement crescente. Gli algoritmi, inoltre, imparano attraverso l’osservazione delle interazioni degli utenti, fino a poterne prevedere le preferenze. Un sistema, questo, che sacrifica la verifica dei contenuti sull’altare della popolarità e dell’interesse che essi potrebbero generare.

Secondo gli studiosi del Dipartimento di Scienze Sociali della Federico II Biagio Aragona e Francesco Amato, gli algoritmi sarebbero costrutti socio-tecnici in grado di perpetuare elementi culturali connaturati a determinati contesti sociali, quali discriminazione, razzismo e sessismo. L’accesso ai dati bancari, ad esempio, può alimentare diseguaglianze sociali e disparità digitali. È il caso della pratica illegale del redlining, che consiste nella negazione arbitraria di alcuni servizi ai residenti di quartieri con ampie fette di minoranze etniche o sociali.

IL CASO FACEBOOK

È particolarmente interessante osservare il sistema algoritmico adottato da Facebook, il social media statunitense gestito dalla società Meta che registra l'iscrizione di un individuo su tre in tutto il mondo e di 38 milioni di utenti in Italia (secondo i dati Audiweb).

Il news feed di Facebook risponde alla formula del “Meaningful Social Interactions” (letteralmente “interazioni sociali significative”). Questo sistema algoritmico insiste sulla promozione dei contenuti in base alla vicinanza geografica e al potenziale coinvolgimento emotivo. Ne segue quindi che l’algoritmo conferisce maggiore visibilità soprattutto a contenuti controversi e divisivi, senza distinguere tra le notizie false e quelle vere. I post capaci di suscitare sentimenti forti, posizioni estreme e lunghe catene di commenti vengono premiati, nonostante sottopongano l’intera società a sostanziali rischi di crisi e destabilizzazione. La professoressa della Federico II Suania Acampa, a tal proposito, ha spiegato come una serie di ricerche abbiano dimostrato che la modifica dell’algoritmo ha favorito un aumento significativo di post cospirativi, estremisti e disinformativi su Facebook.

Dal canto suo, Meta pare tutt’altro che all’oscuro dei fatti or ora presentati. Ancora una volta, tuttavia, il benessere degli utenti viene posto in secondo piano rispetto ai profitti della piattaforma. Esattamente come ha rivelato la vicenda dei Facebook Papers, resi noti dal Wall Street Journal. I documenti dimostrarono infatti che Facebook fosse perfettamente consapevole dei disagi psicologici provocati ai giovani iscritti da Instagram e che poco avesse fatto per porvi rimedio, se non contraddire e minimizzare i risultati della ricerca.

PROBLEMATICHE, SFIDE E NUOVI ORIZZONTI 

I rischi associati a internet non riguardano unicamente le problematiche già citate, ma toccano anche aspetti sociali, legali e identitari. Tra questi, i pericoli della diffusione di sfide pericolose su TikTok, le truffe online e il revenge porn. Ma anche questioni complesse e largamente inesplorate, com’è il caso del deep fake e delle sue incredibili applicazioni. Tramite un sofisticato algoritmo, infatti, la tecnica del deep fake consente di scambiare identità plasmando volti, corpi, immagini e dunque significati. Per non parlare poi degli attacchi hacker, attività malevole destinate a violare sistemi informatici, infrastrutture e server vari. È questo il caso dei cyberattacchi delle ultime ore, che hanno riguardato Italia, Francia, Finlandia, Canada e Stati Uniti.

È dunque necessaria una doppia azione per porre rimedio all’ingovernabilità di internet. Da una parte è indispensabile mirare all’alfabetizzazione digitale per educare i cittadini sulle potenzialità e i rischi di internet e per indirizzarli verso un corretto utilizzo. In questo senso, è chiaramente strategico il ruolo delle scuole, che hanno il compito di sensibilizzare i più giovani sulla sicurezza in rete. In secondo luogo, sarebbe poi di grande utilità (e complessità) stabilire rigide regolamentazioni che difendano privacy e dati personali degli utenti

L’ascesa della tecnologia è ormai inevitabile. È dunque ora che gli uomini affrontino il nodo del complesso legame tra umanità, tecnologia, economia e potere, stabilendo le norme che ne regolano i rapporti e gli argini che ne tratteggiano i confini. In caso contrario, infatti, in futuro l'uomo, piuttosto che governare il progresso tecnologico, non potrà che soccombere ad esso, temerlo e demonizzarlo. L’alternativa, invece, è conoscere, interrogarsi e agire, aprirsi all'avvenire con fiducia, consapevolezza e responsabilità, affinché prospettive come quella dischiusa dall'ultima voce della linea cronologica dello storico Yuval Noah Harari non ci sorprendano nè spaventino:

«L’ingegnerizzazione dell’intelligenza artificiale diventa il principio base della vita? Prime forme di vita non organiche? Homo sapiens viene sostituito da superuomini?» 

- Yuval Noah Harari, Sapiens. Da animali a dèi

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